lunedì 16 settembre 2013

Insegnanti e viaggiatori...


Mi piace pensare che i ragazzi hanno tutta una vita da vivere e io posso aiutarli ad affrontarla. So che la vita è molto impegnativa. So che a volte è dolorosa, che servono strumenti adatti e che se ne hai molti ti è più facile viverla bene. Per questo insegno, per dar loro degli strumenti. E' come se sapessi che devono accingersi a fare un lungo e pericoloso viaggio e io fossi lì a controllare che abbiano preso tutto, a mettere nelle loro valigie tutto quello che posso, prevedendo che potranno avere sete, fame, freddo, caldo; che potranno ammalarsi, perdersi, stancarsi, annoiarsi.

Narro ergo sum

La narrazione è un compito, quello di avere un punto di vista, che può essere condiviso o detestato. Si può essere d'accordo o in disaccordo, ma da un racconto non si può uscire con nella testa tutte le idee possibili. Quello che si fa quando si racconta è scegliere. Un monologo, un libro, è un luogo dove proporre un'idea agli altri, che la prendano o la respingano. Non è un luogo dove si scandaglino tutte le idee possibili, perché così alla fine non ne hai raccontata o proposta nessuna.

Roberto Saviano, Vieni via con me

Il potere eversivo del non uniformarsi...

"Non si può asciugare l'acqua con l'acqua, non si può spegnere il fuoco con il fuoco, quindi non si può combattere il male con il male". Nel momento in cui ognuno di noi non fa male, sta facendo arretrare loro e sta forse sognando un'Italia diversa.

Roberto Saviano, Vieni via con me

domenica 15 settembre 2013

Bilanci di fine viaggio...

Faceva il bilancio consuntivo della sua vita, voleva raggranellare fuori dall'immenso mucchio di cenere delle passività le pagliuzze d'oro dei momenti felici (...).
Nell'ombra che saliva si provò a contare per quanto tempo avesse in realtà vissuto: il suo cervello non dipanava più il semplice calcolo: tre mesi, venti giorni, un totale di sei mesi, sei per otto quarantotto... quattromila... radice cuba di 840.000... Si riprese. "Ho settantatré anni, all'ingrosso ne avrò vissuto, veramente vissuto, un totale di due... tre al massimo." E i dolori, la noia, quanto erano stati? Inutile sforzarsi a contare: tutto il resto: settant'anni.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo

Presente, solo presente...

Quelli furono i giorni migliori della vita di Tancredi e di quella di Angelica, vite che dovevano poi essere tanto variegate, tanto peccaminose sull'inevitabile sfondo del dolore. Ma essi allora non lo sapevano.
(...)
Essi offrivano lo spettacolopiù patetico di ogni altro, quello di due giovanissimi che ballano insieme, ciechi ai difetti reciproci, sordi agli ammonimenti del destino, illusi che tutto il cammino dlla vita sarà liscio come il pavimento del salone, attori ignari cui un regista fa recitare la parte di Giulietta e quella di Romeo nascondendo cripta e veleno, di già previsti nel copione.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo

Luminose certezze che non tradiscono...

Le stelle apparivano torbide e i loro raggi faticavano a penetrare la coltre di afa. L'anima di Don Fabrizio si slanciò verso di loro (...) come tante altre volte fantasticò di poter presto trovarsi in quelle gelide distese, puro intelletto armato di un taccuino per i calcoli; per calcoli difficilissimi ma che sarebbero tornati sempre. "Esse sono le sole pure, le sole persone per bene"...

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo

lunedì 2 settembre 2013

Sensi di guerra...

... spiegazioni tecniche in mala fede per giunta, che pochi capirono e dalle quali nessuno fu convinto ma che consolarono tutti perché erano riuscite a trasformare la guerra in un pulito diagramma di forze da qual caos estremamente concreto e sudicio che essa in realtà è.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo

Una ragione per morire/1

L'immagine di quel corpo sbudellato riappariva però spesso nei ricordi come per chiedere che gli si desse pace (...) superando e giustificando il suo estremo patire in una necessità generale. Perché morire per qualche d'uno o per qualche cosa va bene, è nell'ordine; occorre però sapere o, per lo meno, esser certi che qualcuno sappia per chi o per cosa si è morti; questo chiedeva quella faccia deturpata; e appunto qui cominciava la nebbia.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo

Dei bivi e delle scelte...

...dobbiamo essere credibili. Uomini e donne che hanno compiuto una scelta tagliando, dentro di sé, non soltanto i rami secchi, ma anche qualche tralcio fiorito. Cose che avrebbero potuto fare, ma invece hanno deciso di interrompere. Frenesie capaci di condurli chissà dove. Ardori, tormenti, deliri. C'è sempre qualche medaglia sepolta nel passato di chi è diventato adulto.

E. Affinati, Elogio del ripetente

Le parole sono importanti...


La lingua è la casa del pensiero. La letteratura intensifica l'esistenza

E. Affinati, Elogio del ripetente

L'arma migliore...

Insomma tirar fuori, prima ancora che gli artigli, se stessi

E. Affinati, Elogio del ripetente